

CONTRASTO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE
CONTRASTO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE
I NUMERI

Un’emergenza nazionale. Questo è ciò che dimostrano i numeri relativi alla violenza sulle donne nel corso del 2024.
Numeri che fanno paura, che testimoniano una tendenza impressionante nonostante la sempre più pressante azione di sensibilizzazione.
Il 1522 è il numero di telefono del servizio pubblico, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità, che accoglie con operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking (il numero è gratuito e attivo 24 h su 24).
Rispetto ai trimestri precedenti, l’andamento del terzo trimestre del 2024 rilevato dall’ISTAT continua a mostrare una crescita, con un incremento del 37,3% delle chiamate valide al 1522 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari a 15.349 chiamate in termini assoluti.
Tra i motivi che inducono le vittime a chiedere aiuto è ancora lo stalking che registra un forte incremento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (+97%).

mostra “Com’eri vestita?” @ Proges
Il 1522 svolge anche una funzione di snodo a livello territoriale tra i servizi di supporto, mettendo in contatto le vittime con i servizi di protezione disponibili più vicini. In continuità con i trimestri precedenti, si registra un aumento delle chiamate indirizzate a Centri e Servizi Antiviolenza, Case protette e strutture di accoglienza per vittime (94,6%). In questo senso il 1522 costituisce sempre di più uno strumento utile per rafforzare la rete di protezione a livello locale a supporto delle vittime.
In continuità con i trimestri precedenti, la tipologia di violenza “principale” subita da circa la metà delle vittime è quella fisica (43,1%), seguita da quella psicologica (35%). Considerando i casi di vittime che hanno subito due o più tipi di violenze, la violenza psicologica risulta quella maggiormente associata ad altre forme di abuso, con un totale di 1.980 casi. Analizzando il complesso delle violenze riportate, oltre alle forme fisiche e psicologiche, emergono in particolare le minacce (1.868) e gli atti persecutori (867) come tipologie più frequenti, evidenziando l’importanza del servizio nel contrastare lo stalking. Significativa è anche la quota di segnalazioni per violenza economica (906).
Oltre la metà delle vittime (52,3%) riferisce di aver subito violenza per anni. Questa esposizione prolungata ha un impatto significativo sui comportamenti delle donne che hanno vissuto la violenza; infatti, dal racconto riportato alle operatrici del 1522, emerge che il 61,7% delle vittime soffre di ansia e si trova in un grave stato di soggezione.

mostra “Com’eri vestita?” @ Proges
Un altro dato che conferma la continuità della dinamica della violenza segnalata al 1522 riguarda il luogo in cui essa avviene: la percentuale di vittime che indica la casa come scenario della violenza rimane sostanzialmente invariata, attestandosi al 72%.
Questo dato conferma l’elevata percentuale di casi di violenza assistita: oltre la metà delle vittime (58,6%) ha figli, e di queste, il 54% dichiara di avere figli minori. Inoltre, il 21,3% delle vittime riporta che i propri figli hanno assistito e subito la violenza, mentre nel 32,5% dei casi i figli hanno solo assistito alla violenza.

mostra “Com’eri vestita?” @ Proges
Il fatto che la violenza avvenga principalmente in ambito familiare spiega la prevalenza delle figure del partner o ex-partner come principali autori della violenza: il 50% delle vittime segnala il partner attuale (convivente o meno) come autore, il 21% l’ex partner, lo 0,5% un partner occasionale, e l’11% i familiari.
Nel terzo trimestre del 2024 si conferma ulteriormente il fenomeno dell’under-reporting: il 73% delle vittime che si rivolgono al servizio non denuncia la violenza subita alle autorità competenti. I principali motivi di questa mancata denuncia sono ancora la paura e il timore delle reazioni dell’autore, che coinvolgono il 37,5% dei casi.

L’IMPEGNO DI PROGES

Nel suo agire quotidiano Proges promuove una cultura dell’eguaglianza, della parità dei diritti e dell’equità di trattamento sul posto di lavoro garantendo alle sue lavoratrici e socie (circa il 90% del totale) l’assenza di discriminazioni di genere all’interno delle proprie politiche organizzative e retributive.
Da sempre Proges è impegnata sul tema della violenza sulle donne con iniziative di sensibilizzazione all’interno delle sue strutture, all’esterno in collaborazione con Enti pubblici e associazioni, tramite i suoi canali social e il magazine ProgesMag.
Leggi: Anche la RSA “Villa Serena” di Montaione si mobilita contro la violenza sulle donne
Ogni anno la cooperativa dà il proprio contributo concreto al Centro Anti Violenza di Parma, realtà divenuta punto di riferimento per donne in difficoltà, rifugio, luogo di ascolto, nonché possibilità di rinascita.
L’obiettivo è supportare le donne nella società, tutelare la loro libertà di scelta e i loro diritti, diffondere la cultura della non-violenza.

“Com’eri vestita?”
In occasione dell’Assemblea generale delle socie e soci Proges del 2019 presso la sala Ipogea dell’Auditorium Paganini di Parma è stata ospitata la mostra itinerante “Com’eri vestita?”, un’installazione realizzata per far riflettere sul tema della violenza sulle donne.
Gli abiti esposti rappresentavano, simbolicamente, quelli indossati nel momento in cui le donne hanno subito violenza sessuale ed erano accompagnati da brevi suggestioni, esperienze e pensieri, che le vittime stesse hanno voluto condividere.
“Com’eri vestita? Mi hanno fatto questa domanda un sacco di volte. Mi hanno costretto a ricordare un sacco di volte”.
È il poema “What I was wearing” di Mary Simmerling ad aver ispirato la mostra “Com’eri vestita?” e l’iniziativa di Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione e formazione sessuale di Kansas, e di Mary A. Wyandt-Hiebert, responsabile di tutte le iniziative di programmazione presso il centro di educazione contro gli stupri dell’Università dell’Arkansas dove la mostra è stata esposta per la prima volta nella primavera del 2013.
“Non è l’abito che si indossa che causa una violenza sessuale, ma è una persona a causare il danno. Essere in grado di mostrare premura alle vittime e suscitare maggiore consapevolezza nel pubblico e nella comunità è la vera motivazione del progetto”. (Jen Brockman)

I NUMERI

Un’emergenza nazionale. Questo è ciò che dimostrano i numeri relativi alla violenza sulle donne nel corso del 2024.
Numeri che fanno paura, che testimoniano una tendenza impressionante nonostante la sempre più pressante azione di sensibilizzazione.
Il 1522 è il numero di telefono del servizio pubblico, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità, che accoglie con operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking (il numero è gratuito e attivo 24 h su 24).
Rispetto ai trimestri precedenti, l’andamento del terzo trimestre del 2024 rilevato dall’ISTAT continua a mostrare una crescita, con un incremento del 37,3% delle chiamate valide al 1522 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari a 15.349 chiamate in termini assoluti.
Tra i motivi che inducono le vittime a chiedere aiuto è ancora lo stalking che registra un forte incremento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (+97%).
Il 1522 svolge anche una funzione di snodo a livello territoriale tra i servizi di supporto, mettendo in contatto le vittime con i servizi di protezione disponibili più vicini. In continuità con i trimestri precedenti, si registra un aumento delle chiamate indirizzate a Centri e Servizi Antiviolenza, Case protette e strutture di accoglienza per vittime (94,6%). In questo senso il 1522 costituisce sempre di più uno strumento utile per rafforzare la rete di protezione a livello locale a supporto delle vittime.
In continuità con i trimestri precedenti, la tipologia di violenza “principale” subita da circa la metà delle vittime è quella fisica (43,1%), seguita da quella psicologica (35%). Considerando i casi di vittime che hanno subito due o più tipi di violenze, la violenza psicologica risulta quella maggiormente associata ad altre forme di abuso, con un totale di 1.980 casi. Analizzando il complesso delle violenze riportate, oltre alle forme fisiche e psicologiche, emergono in particolare le minacce (1.868) e gli atti persecutori (867) come tipologie più frequenti, evidenziando l’importanza del servizio nel contrastare lo stalking. Significativa è anche la quota di segnalazioni per violenza economica (906).
Oltre la metà delle vittime (52,3%) riferisce di aver subito violenza per anni. Questa esposizione prolungata ha un impatto significativo sui comportamenti delle donne che hanno vissuto la violenza; infatti, dal racconto riportato alle operatrici del 1522, emerge che il 61,7% delle vittime soffre di ansia e si trova in un grave stato di soggezione.

“Com’eri vestita?” @ Proges
Un altro dato che conferma la continuità della dinamica della violenza segnalata al 1522 riguarda il luogo in cui essa avviene: la percentuale di vittime che indica la casa come scenario della violenza rimane sostanzialmente invariata, attestandosi al 72%.
Questo dato conferma l’elevata percentuale di casi di violenza assistita: oltre la metà delle vittime (58,6%) ha figli, e di queste, il 54% dichiara di avere figli minori. Inoltre, il 21,3% delle vittime riporta che i propri figli hanno assistito e subito la violenza, mentre nel 32,5% dei casi i figli hanno solo assistito alla violenza.

“Com’eri vestita?” @ Proges
Il fatto che la violenza avvenga principalmente in ambito familiare spiega la prevalenza delle figure del partner o ex-partner come principali autori della violenza: il 50% delle vittime segnala il partner attuale (convivente o meno) come autore, il 21% l’ex partner, lo 0,5% un partner occasionale, e l’11% i familiari.
Nel terzo trimestre del 2024 si conferma ulteriormente il fenomeno dell’under-reporting: il 73% delle vittime che si rivolgono al servizio non denuncia la violenza subita alle autorità competenti. I principali motivi di questa mancata denuncia sono ancora la paura e il timore delle reazioni dell’autore, che coinvolgono il 37,5% dei casi.

L’IMPEGNO DI PROGES

Nel suo agire quotidiano Proges promuove una cultura dell’eguaglianza, della parità dei diritti e dell’equità di trattamento sul posto di lavoro garantendo alle sue lavoratrici e socie (circa il 90% del totale) l’assenza di discriminazioni di genere all’interno delle proprie politiche organizzative e retributive.
Da sempre Proges è impegnata sul tema della violenza sulle donne con iniziative di sensibilizzazione all’interno delle sue strutture, all’esterno in collaborazione con Enti pubblici e associazioni, tramite i suoi canali social e il magazine ProgesMag.
Leggi: Anche la RSA “Villa Serena” di Montaione si mobilita contro la violenza sulle donne
Ogni anno la cooperativa dà il proprio contributo concreto al Centro Anti Violenza di Parma, realtà divenuta punto di riferimento per donne in difficoltà, rifugio, luogo di ascolto, nonché possibilità di rinascita.
L’obiettivo è supportare le donne nella società, tutelare la loro libertà di scelta e i loro diritti, diffondere la cultura della non-violenza.

“COM’ERI VESTITA?”
In occasione dell’Assemblea generale delle socie e soci Proges del 2019 presso la sala Ipogea dell’Auditorium Paganini di Parma è stata ospitata la mostra itinerante “Com’eri vestita?”, un’installazione realizzata per far riflettere sul tema della violenza sulle donne.
Gli abiti esposti rappresentavano, simbolicamente, quelli indossati nel momento in cui le donne hanno subito violenza sessuale ed erano accompagnati da brevi suggestioni, esperienze e pensieri, che le vittime stesse hanno voluto condividere.
“Com’eri vestita? Mi hanno fatto questa domanda un sacco di volte. Mi hanno costretto a ricordare un sacco di volte”.
È il poema “What I was wearing” di Mary Simmerling ad aver ispirato la mostra “Com’eri vestita?” e l’iniziativa di Jen Brockman, direttrice del Centro per la prevenzione e formazione sessuale di Kansas, e di Mary A. Wyandt-Hiebert, responsabile di tutte le iniziative di programmazione presso il centro di educazione contro gli stupri dell’Università dell’Arkansas dove la mostra è stata esposta per la prima volta nella primavera del 2013.
“Non è l’abito che si indossa che causa una violenza sessuale, ma è una persona a causare il danno. Essere in grado di mostrare premura alle vittime e suscitare maggiore consapevolezza nel pubblico e nella comunità è la vera motivazione del progetto”. (Jen Brockman)
