Due giornate intense di formazione e riflessione in merito alla psichiatria di comunità, ai programmi di cura e ai diversi approcci legati al trattamento dei disturbi mentali.
Due giornate intense di formazione e riflessione in merito alla psichiatria di comunità, ai programmi di cura e ai diversi approcci legati al trattamento dei disturbi mentali, con una analisi sulle possibili evoluzioni: il 25 e 26 febbraio scorsi, a Ferrara, Proges ha presentato il Convegno Internazionale ‘Programmi di Cura e Progetti di Vita: dalla Psichiatria di Comunità alla Salute Mentale di Comunità’, in collaborazione con Università degli Studi di Ferrara e il Servizio Sanitario dell’Emilia Romagna.
L’evento di formazione, svoltosi nell’Aula Magna dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara, ha visto la collaborazione dei responsabili scientifici dott.ssa Paola Carozza e del Prof. Luigi Grassi.
Un’occasione preziosa di confronto e sensibilizzazione a proposito di un tema tanto complesso quanto centrale: la psichiatria di comunità. Nata con la chiusura degli ospedali psichiatrici, essa si ispira tradizionalmente alla Strenghts Theory e fa sua una visione olistica, dove «Strenghts» rappresenta un concetto che comprende diversi aspetti relativi alle persone, al loro “essere” includendo tratti del carattere, talenti, desideri, obiettivi e abilità.
Si tratta di un approccio basato sui punti di forza, interessato a ciò che funziona e alle abilità dei singoli individui, ovvero a quelle risorse essenziali per il raggiungimento degli scopi prestabiliti e all’effettivo miglioramento della qualità di vita. Una strada, quindi, completamente diversa dalle teorie e dalle tecniche più orientate all’analisi del problema e focalizzate su ciò che è sbagliato o disfunzionale.
L’evento si è articolato in due giornate: la prima è stata incentrata su interventi e relazioni, provenienti da diversi territori nazionali e internazionali, che hanno affrontato il tema della salute di comunità, proponendo un’analisi su più fronti; la seconda si è sviluppata su 4 sessioni parallele in cui le realtà del territorio hanno fornito le rispettive esperienze, per arrivare a un confronto finale in plenaria.
Diversi i temi trattati: attuare le pratiche psicosociali orientate all’evidenza e alla recovery; la funzione delle professioni sanitarie della riabilitazione nella ripresa della salute mentale; la cooperazione sociosanitaria multiprofessionale e interservizi nel trattamento integrato con i pazienti “difficili”; l’esperienza degli utenti e dei familiari nella valutazione della qualità dei servizi.
“Sono state due giornate colme di formazione, che ci hanno visto tutti insieme attori e protagonisti: psichiatri, utenti, familiari, enti privati, infermieri, ricercatori, professori, ognuno con il proprio contributo, la propria esperienza. – spiega Manuela Polizzi, Business Area Manager Inclusione Proges – Durante il dibattito conclusivo della seconda giornata sono emersi due aspetti molto importanti: desiderio di promuovere nei propri servizi le pillole di formazione ricevuta, ma anche tanta emozione. Il Convegno, per la metodologia dell’organizzazione e per i contenuti espressi, coincide con la visione e le pratiche che Proges persegue e applica nell’ambito dei propri servizi dedicati alla Salute Mentale. In particolare, mi riferisco alla stretta collaborazione con il servizio pubblico e, in questo caso, anche con l’Università, al quale va riconosciuta la responsabilità primaria della tutela della salute.
Nell’ambito di questa collaborazione, la Cooperativa porta avanti una funzione sussidiaria nell’espletamento del servizio e per il raggiungimento dei suoi obiettivi di salute.
Ma mi riferisco anche al diverso paradigma di considerare la sofferenza mentale e le sue conseguenze relazionali: il cambiamento di prospettiva da un Servizio comunitario psichiatrico a un approccio che presta la sua attenzione alla Salute Mentale della comunità. In questo paradigma assumono ruoli e rilevanza significativamente differenti altri attori che non siano solamente i professionisti del settore, ma anche gli utenti stessi dei servizi, i loro famigliari e il loro contesto di vita”.
L’evento accreditato ECM era rivolto a operatori del settore e medici.